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Un gruppo internazionale di una ventina di persone, quasi tutti sudamericani e qualche europeo, ha vissuto un’esperienza di formazione in Terra Santa, dal 18 dicembre all’8 gennaio. Per 3 settimane hanno fatto base presso l’area residenziale di Saxum, che si trova ad Abu Gosh (una quindicina di chilometri da Gerusalemme), raggiungendo tutti i giorni i Luoghi Santi, da nord a sud del Paese. Fra loro anche Dino Collevati, che fa parte del Direttivo dell’Associazione Amici di Saxum Italia e che per anni ha promosso pellegrinaggi in Terra Santa. Abbiamo raccolto le sue impressioni in questa intervista.
Cosa ti ha spinto a fare questo viaggio in un momento così delicato per quella terra?
Il 7 ottobre è successa una tragedia che ha sconvolto la Terra Santa e l’ha isolata dal resto del mondo. Gli Ebrei hanno avuto uno shock, sperimentando un senso di insicurezza che li ha riportati ad altri tempi; i Palestinesi hanno vissuto mesi drammatici, e non solo nella Striscia di Gaza; i pellegrini, che sono parte della normalità della Chiesa in Terra Santa, sono scomparsi e molti cristiani hanno perso il lavoro. Il dialogo fra le diverse componenti della società si è bloccato. Dopo aver promosso per anni pellegrinaggi in Terra Santa, sentivo il bisogno di andare perché non si sentissero soli. E poi il centro Saxum, col quale collaboro fin da quando nacque quasi dieci anni fa, stava cercando di riaprire e mi sono unito a quanti da varie parti del mondo volevano dare una mano.
Dopo quanto tempo sei tornato in Terra Santa? Come è stato questo “ritorno”?
L’ultima volta era stata 5 anni fa. Dopo la morte di mio papà ero andato con le mie sorelle e un meraviglioso gruppo di amici e parenti, giorni di gioia profonda. Poi c’è stato il Covid, ma soprattutto mi sembrava impossibile ripetere un’esperienza simile e non mi decidevo a partire per un nuovo pellegrinaggio. Non nascondo che questo viaggio sembrava una follia, anche se molti mi hanno incoraggiato, soprattutto dopo la tregua di Israele con Hezbollah. Arrivare in Israele è stato complicato: voli cancellati, cambi di giorni e di orari, biglietti da rifare e costi che aumentavano. Ma arrivato lì ho trovato una situazione apparentemente normale e serena e abbiamo potuto visitare tutti i Luoghi Santi, anche in Galilea. I pellegrini erano pochissimi, in molti posti c’eravamo solo noi. Si è mescolata una situazione di tristezza con la gioia e la pace di poter vivere i Luoghi Santi con un’intensità impensabile, senza code, senza confusione, potendosi fermare con calma tutto il tempo che si voleva, anche mezz’ora dentro il sepolcro di Gesù.
Raccontaci un momento o un luogo che hai vissuto con particolare intensità. O anche più di uno …
La Messa a Betlemme il giorno di Natale. Pochi turisti e molti abitanti di Betlemme. Mi ha colpito il contrasto fra la loro situazione (tanti di loro dal 7 ottobre sono senza lavoro) e l’eleganza e la dignità festosa con cui hanno seguito la Messa. L’Adeste Fideles cantato in arabo, il raccoglimento nel ricevere la comunione, la gioia nei saluti al termine della Messa. E’ stata una commovente testimonianza di fede.
Analoga è stata l’intensità di un dialogo con Silvia, la nostra guida ebrea. Dal 7 ottobre non ha più accompagnato nessun gruppo, noi eravamo i primi. Ci ha raccontato la sua angoscia di questi mesi e ha concluso dicendo che noi eravamo il suo miracolo di Hannukà (una festa ebraica che quest’anno coincideva con il Natale) perché le avevamo ridato speranza. O un barista di Gerico che non stava in sé dalla gioia e ha voluto farsi una foto con tutti noi: “Non sono contento perché ho venduto qualche caffè, ma perché ho rivisto dei pellegrini dopo più di un anno”.
Un giorno mi sono staccato dal gruppo per fermarmi qualche ora al Santo Sepolcro. Tante persone mi avevano chiesto preghiere prima di partire e continuavano ad arrivarmi messaggi: prega per mio figlio, prega per il mio lavoro, prega per la pace, prega per la vita cristiana dei miei nipoti, prega per mia moglie, prega per mia mamma, è appena morto mio papà, … e tanti racconti personali. Avevo bisogno di tempo per raccontare a Gesù tutti questi messaggi, uno per uno. Per essere sicuro che non dimenticavo nessuno. Poi ho partecipato alla processione pomeridiana, oltre ai frati eravamo solo tre pellegrini, ma sentivo che lì c’era tutta la Chiesa, tutto il mondo, tutta la bontà e la misericordia di Dio.
Il Saxum Visitor Center sta accogliendo visitatori ?
Il Visitor Center è stato chiuso un paio di mesi, ma da un anno è aperto e ogni giorno arriva qualcuno. Un mese fa è passato un gruppo di 50 messicani, altri gruppetti alla spicciolata, ebrei, arabi. Prima di Natale c’è stato un saggio di canti natalizi dei ragazzi della scuola di musica Magnificat, arabi ed ebrei, cristiani e musulmani, accompagnati da fra Alberto Pari, entusiasta promotore e direttore della scuola.
In diversi recenti interventi il Patriarca Latino di Gerusalemme, il cardinale Pizzaballa, ha affermato che “il pellegrinaggio in Terra Santa è sicuro e ora bisogna aver il coraggio di intraprendere il santo viaggio”. Anche considerando la tregua tra Israele e Hamas firmata da pochi giorni, tu che cosa pensi, riguardo alla tanta auspicata ripresa dei pellegrinaggi in Terra Santa ?
Sono rientrato in Italia traboccante di felicità, più di quanta ne avessi sperimentata le volte precedenti. Ho molta voglia di tornare in Terra Santa e di aiutare altri ad andare. Forse la finestra temporale che ho sfruttato è stato un momento particolarmente fortunato, ma la mia esperienza è di assoluta sicurezza e pace interiore. A Gerusalemme, a Betlemme, a Nazaret, ovunque c’è enorme bisogno della presenza dei pellegrini, alcuni ne sono consapevoli e lo chiedono, altri no. Ma tutti sentono il bisogno di tornare alla normalità. Israele ha vissuto molte guerre, mai però una così lunga e logorante e non ne possono più della situazione di emergenza in cui sono immersi da troppo tempo. I pellegrini sono un elemento di normalità nella vita della Terra Santa, sono un messaggio di pace e di speranza. Non voglio banalizzare, naturalmente il problema è molto complesso e i pellegrini da soli non portano la pace. Andare oggi in Terra Santa comporta inevitabilmente qualche rischio, non tanto per la sicurezza, quanto per l’incertezza…
Infatti rimangono delle problematiche tecniche concrete nell’organizzare un viaggio in Israele oggi …
Sì, per esempio ci sono difficoltà per le coperture assicurative, anche se il problema si risolve facilmente stipulando una polizza con una compagnia israeliana. Per i voli la soluzione sono le compagnie israeliane, costano un po’ di più, ma volano sempre e in sicurezza. Io ho provato a risparmiare facendo il biglietto con altri che poi hanno cancellato il volo e ho dovuto comprare un biglietto all’ultimo momento. Se avessi scelto subito una compagnia israeliana avrei speso di meno. Ma si capisce che non tutti possono correre rischi e poi la paura non è razionale; comprendo che molti non se la sentono di partire adesso e aspettano condizioni migliori. Al tempo stesso penso che siamo tutti sconvolti dalla violenza e dalle guerre e vorremmo fare qualcosa. Mi risuonano ancora nelle orecchie le parole di Silvia “Mi avete ridato la speranza dopo un anno di angoscia”: in Terra Santa hanno bisogno che i pellegrini comincino a tornare oggi, anche così arriveranno domani i tempi migliori in cui i pellegrini potranno essere tanti.
Il “Giubileo e la Terra Santa” con le 3 basiliche giubilari (l’Annunciazione a Nazareth, la Natività a Betlemme e il Santo Sepolcro a Gerusalemme) potrà essere, secondo te, un bel binomio per la ripartenza dei pellegrinaggi?